Errante, solitario
a testa bassa il vagabondo
marcia lento e senza meta
in un mondo di penuria.
La sua anima è annerita
dallo strazio e le amarezze
lacerati i suoi vestiti
i suoi pensieri smarriti.
Tristezza nel suo sguardo
ferite nel suo cuore
nel fardello due monete
elemosine di viandanti.
Era un re, aveva un regno
e l’amor di una donzella
perse tutto in una guerra
i suoi beni e il suo castello.
Umiliato, esiliato
vaga solo e senza amore
triste sorte gli è toccata
al povero sventurato.
Trotterella per il mondo
senza meta, senza dimora
sopportando le angherie
l’indifferenza e il disonore.
Al tramonto
della sua vita
il silenzio annienterà
grida di vecchie glorie
sogni, rimpianti e miseria.
Immagine: Cafrà, Vagabondo
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