Poesia

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"PENSIERI SILENTI, SUSSURRI E PAROLE"


Amo scrivere
e descrivere il mio mondo interiore,
le mie emozioni e tutto ciò che percepisco dal mondo esterno.

Amo raccontare storie
e fantasticare
con gli occhi della mente e dell'anima.



La voce dell'anima diventa parola, diventa poesia.


*

30 ottobre 2011

Perché taci?

Avvolto nel silenzio
in un mondo ovattato
ti cerco e non ti trovo
c’è nebbia tra di noi.
Rimpiango
i tuoi sguardi
la tua dolce
tenerezza,
rimpiango
le tue parole
le tue promesse
d’amore.

Non dimenticar
che ti amo
sei la mia vita
sei il mio mondo,
senza di te
viver non voglio
non farmi
morir di pena!






Iris

Delicati petali azzurri
di incantevole bellezza
immortalata in una tela
delizi i nostri sensi.

Abbellisci il mio giardino
come dea solitaria
all'arcobaleno non invidi
i suoi colori variegati.

Bel fiore ispiratore
di versi primaverili
da te ha attinto il nome
la mia anima di poeta.



Ho cominciato a scrivere in lingua spagnola
con lo pseudonimo di



Iris Maria.

Immagine: Iris di Sara Wilson.






29 ottobre 2011

Dolce divagare


Assorta e in silenzio,
i miei pensieri
volteggiano
leggeri, silenti,
senza meta.
Quiete
intorno a me,
il volo sordo
di una rondine
la scia
di un aeroplano
che scivola
nell'azzurro
del cielo
e nella mente
pensieri
confortanti.

Dolce divagar
tra pensieri
e antichi sogni,
riascolto
le tue parole
che echeggiano
nell'aria.

L'acuto squillo
del telefono
interrompe
il vagare statico
della mente.
Sei tu, lo sento...
la tua voce
mi giunge
con il vento.





27 ottobre 2011

Il vagabondo errante


Errante, solitario
a testa bassa il vagabondo
marcia lento e senza meta
in un mondo di penuria.

La sua anima è annerita
dallo strazio e le amarezze
lacerati i suoi vestiti
i suoi pensieri smarriti.

Tristezza nel suo sguardo
ferite nel suo cuore
nel fardello due monete
elemosine di viandanti.

Era un re, aveva un regno
e l’amor di una donzella
perse tutto in una guerra
i suoi beni e il suo castello.

Umiliato, esiliato
vaga solo e senza amore
triste sorte gli è toccata
al povero sventurato.

Trotterella per il mondo
senza meta, senza dimora
sopportando le angherie
l’indifferenza e il disonore.

Al tramonto
della sua vita
il silenzio annienterà
grida di vecchie glorie
sogni, rimpianti e miseria.




Immagine: Cafrà, Vagabondo

17 ottobre 2011

Il vecchio drago

Filastrocca

Una fatina piccina picciò
bussa alla porta per un bel po’
la sua vocina assai tremolante
nel dormiveglia la sento distante.

Un po’ assonnato scendo dal letto
prendo gli occhiali dentro al cassetto
vado pian pian ad aprire la porta
è molto tardi ma che m’importa!

La piccola fata un po’ ansimante
sussurra adagio in tono implorante
c’è un grande drago nel mio villaggio
che ha preso tutti i bimbi in ostaggio.

Indosso i calzoni in un baleno
alla minaccia non bado nemmeno
al villaggio arrivo ben presto
per portare l’aiuto richiesto!

Dorme beato il drago nell’aia
i bimbi son chiusi nella legnaia
la chiave è nascosta in una sporta
lasciata vicino alla vecchia porta.

Apro in fretta, li sveglio pian piano
ed in silenzio scappiamo lontano!
Si sveglia il drago, si reca nell’orto
del fuggi fuggi neanche si è accorto!

Alla legnaia si reca al mattino
rimane perplesso, neanche un bambino!
Il vecchio drago tutto accigliato
si è reso conto che è stato beffato.









Corre, corre...


Filastrocca



Corre corre il cavallino
imbizzarrito il poverino
allo sbaraglio e affaticato
ormai galoppa senza fiato.

Nel sentiero inerpicato
un ramo a terra ha trovato
è caduto il suo fantino
rotolando per benino.

Dolorante in mezzo ai rovi
tutti rotti i guanti nuovi
il berretto un po’ sgualcito
e il suo abito scucito.

Si è alzato il poveretto
giù a valle si è diretto
un mercante sulla via
gli offre della mercanzia.

Ha comprato soddisfatto
proprio lo strumento adatto
una bussola argentata
molto bella e decorata.

Proprio in fretta è sceso giù
non zoppicava neanche più!
Lo aspettava il cavallino
nel ruscello lì vicino.

E’ tornato presto in sella
per andar dalla sua bella
fischiettava, canticchiava
mentre il cavallin trottava.





08 ottobre 2011

Inquietudine


Scivolano pigre
e silenziose
le lancette
del vecchio orologio,
barcollano le mie
gambe instabili
e la mia mente
vaga
nella la fitta
nebbia
dell'incertezza.

Una fioca luce
all'orizzonte
lontana, impalpabile
cattura il mio sguardo.
Sussulta il mio cuore
mentre i miei sogni
frantumati
si dissolvono
per magia.

Afferro
una mano amica
e ascolto impietrita
parole confortanti,
trattengo il respiro
e mi afferro
ad un tenue
barlume
di speranza.

Treman le mani
al pensiero
che non ci sarà
un domani...

Il morbido
e candido cuscino
raccoglie in silenzio
le mie lacrime.

Lotterò
con le unghie
con i denti
lotterò
con tutte le forze
per non cadere
nel buio precipizio
del non ritorno,
questa
è una battaglia
che non voglio
perdere...